
SCULTORE – DESIGNER
Originario di Laterina (AR), nasce il 29 Aprile del 1979. Nel 1998 si diploma all’Istituto Statale d’Arte “Piero della Francesca” di Arezzo e nel settembre dello stesso anno si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze frequentando la Prima Scuola di Scultura presso la cattedra dei Proff. Vincenzo Bianchi e Antonio Di Tommaso. Attualmente vive e lavora a Firenze. Nel corso degli anni espone le sue opere in città come Kanagawa (Giappone), Firenze, Roma, Senigallia, Forlì, Arezzo, partecipa a numerosi simposi internazionali di scultura e interviene con il suo operato in vari progetti artistici.
“…Chi si trova dinnanzi alle sculture di Filippo Vieri prova dapprima quasi un disagio interiore tanto forte ed inatteso è l’impatto. Si va spesso ad una mostra, soprattutto di giovani artisti, con una disposizione intellettuale di esperti o di pura curiosità. Ecco che il Vieri, invece, senza preamboli ci sorprende e ci rimanda, con la salutare violenza toscana, a noi stessi, anzi alla nostra interiorità…”.
M.ELENA ASCOLI
“…Con la creta, con il bronzo, la terracotta e altri materiali Vieri racconta il suo mondo interiore, sino a guardare alle origini della monade umana, a partire dalla nascita sino a spingersi lontano in un futuro immaginifico…”.
GILBERTO MADIONI
“…nelle sue opere si ritrova la forza terragna che l’ispirazione Toscana sa magnificamente generare, sia nei toni asciutti e densi delle opere a due dimensioni, incisioni e stampe, che nella grave solidità delle sculture, tra i cui materiali primeggia la silenziosa pietra con assoluta imponenza. Questi lavori, come vivessero del legame di Caco con la madre Gea, paiono trarre linfa vitale dalla dualità Materia-Terra, imponendola allo sguardo e al tatto con sentita ruvidità”.
FRANCESCA ROBICCI
“…l’opera d’arte prende forma, prende cioè la forma di uno schermo su cui ad un tempo lasciano le proprie impronte il nostro mondo e quello dello spirito; mentre l’energia che da questo scontro si sprigiona plasma la materia, imprimendole quella particolare tensione che spesso si chiama semplicemente il “tocco dell’artista”, e che a volte sembra tendere, altre comprimere la figura, altre ancora pare invece annullare la materia stessa, in un desiderio di non-figurazione…”.
ANDREA STADERINI